XVI EDIZIONE

Roma, 12 – 17 Dicembre 2017

XVI Premio Europa per il Teatro

Al trentesimo anno di attività, il Premio Europa per il Teatro rientra in Italia come progetto speciale del Ministero dei Beni Culturali, con l’interessamento del Presidente della Repubblica Italiana. Qui chiude idealmente l’anniversario dei 60 anni dai Trattati di Roma ed apre, in qualità di prima iniziativa, l’anno europeo del patrimonio culturale 2018. L’evento si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma. Il XVI Premio Europa per il Teatro viene assegnato a Isabelle Huppert e a Jeremy Irons, figure emblematiche della scena internazionale, artisti capaci di ‘migrare’ dalla dimensione del teatro verso quella del cinema e viceversa. Per la seconda volta, dopo Michel Piccoli nel 2001, il Premio ritorna a degli attori. I due artisti condivideranno lo spazio scenico prendendo parte a una performance ideata appositamente per il Premio Europa: “Ashes to Ashes” di Harold Pinter. Viene assegnato anche un Premio Speciale a Wole Soyinka, scrittore, drammaturgo e poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1986, che con la sua opera ha saputo creare un ponte ideale tra l’Europa e l’Africa. Attraverso una scelta non dissimile, si è voluto riconoscere con una Menzione Speciale il tipo di lavoro e l’impegno di Fadhel Jaibi, uomo di teatro tunisino che non ha smarrito lucidità e senso critico in un periodo di fermenti, ripiegamenti, illusioni e disillusioni che da alcuni anni contrassegnano la vita di intere popolazioni del mondo arabo. Il XIV Premio Europa Realtà Teatrali va a Susanne Kennedy, Jernej Lorenci, Yael Ronen, Alessandro Sciarroni, Kirill Serebrennikov e Theatre NO99. Un Premio Speciale è assegnato a Dimitris Papaioannou. Protagonisti della sezione “Ritorni” sono Giorgio Barberio Corsetti (II PERT) con Re Lear; Robert Wilson (V PET) che riesplora e ripropone Hamletmachine di Heiner Müller; e Peter Stein (XIV PET) che propone un Riccardo II di Shakespeare. Come ogni edizione i premiati presenti alla manifestazione propongono spettacoli e performances, partecipando, inoltre, ad incontri e conversazioni sul loro approccio alla scena, con momenti di riflessione sulla funzione sociale del teatro e sulla conoscenza tra culture diverse.

Isabelle Huppert

Motivazione

Nata come attrice teatrale, Isabelle Huppert alterna il cinema al teatro con straordinaria produttività e con risultati che ne fanno l’interprete forse più premiata di sempre. Il suo nome, strettamente legato al cinema d’autore francese ed europeo, garantisce la qualità delle produzioni alle quali partecipa: è un’artista che sceglie con cura le sceneggiature, i suoi ruoli e i registi con cui lavorare ed è sempre capace di dare un segno ai film che interpreta. Huppert, icona mondiale del cinema contemporaneo, non ha mai abbandonato il teatro, arte che continua a praticare con passione, grande interesse e mirabili prove attoriali.

Le ragioni della sua passione teatrale, da lei stessa espresse aprendo lo scorso marzo la Giornata Mondiale del Teatro, possono coincidere pienamente con le motivazioni del XVI Premio Europa per il Teatro che, con gioia autentica, le assegniamo quest’anno: «Il teatro per me è l’altro, il dialogo, l’assenza di odio. L’amicizia tra i popoli, non so bene che cosa significhi, ma credo nella comunità, nell’amicizia tra gli spettatori e gli attori, nell’unione di tutti quelli che il teatro riunisce, quelli che scrivono, che traducono, quelli che lo illuminano, lo vestono, lo decorano, quelli che lo interpretano, quelli che lo fanno, quelli che ci vanno. Il teatro ci protegge, ci dà rifugio. Sono convinta che ci ama tanto quanto noi l’amiamo. Mi ricordo di un vecchio direttore di scena all’antica, che prima di sollevare il sipario, dietro le quinte, diceva ogni sera con voce ferma: “Spazio al teatro!”».

Jeremy Irons

Motivazione

La vita e l’arte in Jeremy Irons si intrecciano fino al punto di formare uno stile inconfondibile, dell’uomo e dell’attore, dal quale traspaiono un respiro di libertà e l’invidiabile capacità di stare dentro al giuoco delle più svariate produzioni, teatrali, cinematografiche e televisive, senza mai tradire se stesso e la sua indipendenza. Tra grandi produzioni, impegni ed amore costante per il proprio mestiere, Jeremy Irons dice di sé: «Sono diventato un attore per essere un mascalzone e un vagabondo, quindi non credo che l’establishment sarebbe stato in grado di integrarmi come uno dei loro, perché non lo sono». La libertà di Irons è anche quella di saper padroneggiare perfettamente tutte le possibilità di un mestiere tra i più difficili al mondo. La sua duttilità di attore, a proprio agio nel teatro shakespeariano come in un serial televisivo di successo, è frutto di una professione amata e voluta. La sua esperienza ed il suo pragmatismo gli consentono di affrontare e vivere, più o meno radicalmente ma sempre con grande onestà, alcune questioni legate al suo ambiente di lavoro, alla formazione degli attori ed anche alla politica e alle contraddizioni che viviamo nel nostro tempo.

Assegnando a Jeremy Irons il Premio Europa per il Teatro premiamo un artista esemplare ed ammirato in tutto il mondo. Dobbiamo comunque essere consapevoli che questo riconoscimento va ad un uomo che, riflettendo sull’arco della sua carriera, ha detto: «L’idea di una carriera mi è apparsa come una sentenza di condanna alla prigione. Sarei partito dal fondo ed avrei seguito la mia strada lavorando fino a raggiungere il top della scala, dopo mi sarei ritirato e dopo un po’ sarei morto… Per essere un outsider tutto ciò mi è sembrato molto, molto attraente».

PREMIO SPECIALE

Wole Soyinka

Motivazione

Da alcuni anni sembra che l’Africa sub-sahariana, vista dall’Europa, sia spesso considerata come un grave problema, essenzialmente perché, con flussi più o meno regolari, migliaia di africani stanno migrando da sud verso il nostro continente. Questa ‘emergenza’ e i non pochi pregiudizi che l’accompagnano, è la peggiore delle prospettive per guardare con un minimo di consapevolezza alla complessità di un intero continente. Wole Soyinka sembra essere venuto al mondo per contraddire tanta approssimazione. La ricchezza della cultura africana, scintillante e cosmopolita nella tradizione yoruba cui egli appartiene per nascita, mostra come le culture Africane siano fondamentali per la comprensione dell’uomo e delle sue espressioni quanto lo è stata quella greca per l’Europa e l’Occidente. Soyinka ha saputo mostrare al mondo tutto questo studiando, scrivendo, intervenendo sulla politica, facendo poesia e teatro in Africa e in Europa; mostrando, per restare sul tema delle comparazioni, come si possa mettere in scena Baccanti di Euripide e restituirne pienamente il senso, mettendo nel ruolo di Dioniso Ogùn, una divinità africana molto potente venerata dagli Yoruba. Un orisha che, migrato dall’Africa con la tratta degli schiavi, sovrintende a riti sincretistici diffusi in larghe fasce delle popolazioni dell’America latina e dei Caraibi. Con la sua arte ed il suo impegno Wole Soyinka ha contribuito a rinnovare la vita culturale africana ed ha partecipato attivamente al dialogo tra Africa ed Europa, toccando temi politici divenuti sempre più attuali e portando, in lingua inglese, ricchezza e bellezza alla letteratura, al teatro e alla saggistica in Europa e in ogni parte del mondo. In un momento di populismi, chiusure e luoghi comuni sugli ‘altri’, la sua voce, la sua presenza attiva e i suoi punti di vista ci aiutano a riflettere e ci invitano a rivedere, in termini diversi e più sensati, i rapporti tra il Vecchio Continente e l’Africa, continente ancora più antico. Per queste ragioni il Premio Europa per il Teatro quest’anno è orgoglioso di assegnargli un Premio Speciale.

MENZIONE SPECIALE

Fadhel Jaibi

Motivazione

Tra le realtà teatrali del Maghreb Fadhel Jaibi occupa un posto preminente come maestro e come ‘resistente’ civile che col suo teatro, i suoi attori e i suoi allievi ha saputo mantenere vivi, anche in momenti difficili per il suo paese, i valori della libertà d’espressione e della critica al potere riuscendo a tenere in vita e dare respiro internazionale a un teatro, impegnato e indipendente, tra i più rilevanti del Maghreb. Fondatore nel 1975, di una prima compagnia privata, il Nouveau Theatre, che, nelle forme del teatro contemporaneo di allora, attacca con violenza i difetti, le ingiustizie della società e il potere, dopo diverse altre esperienze, successivamente ai giorni della rivoluzione dei gelsomini, viene nominato direttore del Teatro Nazionale Tunisino; diviene anche fondatore, presso lo stesso ente, di una scuola per attori.

Da anni svolge un lavoro di portata europea che, attraverso la scena e le sue pratiche, crea ponti tra le sponde meridionali del Mediterraneo, il mondo arabo e l’Europa, facendo del teatro in Tunisia il luogo d’elezione di una funzione culturale, sociale e politica, urgente e necessaria. Questa pratica esemplare del teatro, che in una certa misura ridà senso a quest’arte e la fa rinascere e rinvigorire la dove sembra più necessaria, si intreccia con l’affermazione di un diritto pieno alla libertà di espressione, fa da moltiplicatore per il teatro nel mondo arabo ed offre produzioni di rilievo alla scena europea.

Nell’ambito dei riconoscimenti previsti dal Premio Europa per il Teatro, abbiamo ritenuto perciò di primaria importanza assegnare una Menzione Speciale a Fadhel Jaibi.

XIV PREMIO EUROPA REALTà TEATRALI

Susanne Kennedy

Motivazione

(GERMANIA) Artista eclettica, Susanne Kennedy affronta il teatro in un repertorio che va dai classici a nuove commedie esilaranti da lei scritte e dirette. Nel teatro di Susanne Kennedy la drammaturgia, l’arte contemporanea, i costumi, il trucco, le scelte musicali, non hanno un destino diverso dal testo messo in scena e dal lavoro sugli attori. Il segno prevalente è quello di una postmodernità consapevole, eccessiva, grottesca ed esplosiva, nella quale il pop, il kitsch, elementi di arte non sempre figurativa e una sessualità morbosa chiaramente espressa, mostrano scenari poco rassicuranti di un’umanità costretta a muoversi nel vuoto esistenziale nel nostro tempo: esemplare in questo senso è la rilettura che Susanne Kennedy fa di Hedda Gabler da Ibsen.

In molte sue produzioni, gli interni chiusi della scena, considerati spesso dalla critica come spazi claustrofobici, possono essere considerati come scatole magiche di un processo creativo dove l’immaginario e l’immaginale contemporanei prendono corpo ed espressione.

Jernej Lorenci

Motivazione

(SLOVENIA) Candidato dal 2011. Nato a Maribor in Slovenia nel 1973 Jernej Lorenci, ha studiato regia all’Accademia di Lubiana. La sua rapida carriera lo porta in pochi anni ad essere uno dei registi teatrali più richiesti in Europa.

Il teatro di Lorenci passa agevolmente dalla prosa, all’opera fino al teatro delle marionette; spazia dall’Iliade a Pinocchio, attraversando Peter Hanke, Pessoa, Euripide e Buchner, la Bibbia, autori contemporanei, Moliere, Bulgakov, Mozart, Shakespeare e un’infinità di altri autori. Sin dall’inizio della sua rapida carriera, Lorenci si è interrogato sullo scopo del teatro ed è arrivato alla conclusione che il teatro non può e non deve essere autoreferenziale. Per questa ragione la sua principale ambizione è quella di creare in ogni suo spettacolo, un vero contatto tra scena e pubblico per ristabilire un flusso speciale di interrelazioni ed emozioni, stabilite in modo da poter guardare allo spettatore come a colui che durante una performance vi adempie il ruolo principale.

Yael Ronen

Motivazione

(ISRAELE) Candidata dal 2009. Yael Ronen, drammaturga e regista israeliana opera anche in Europa centrale, soprattutto tra Berlino e Vienna. Guardando al teatro di Yael Ronen, mirato particolarmente su conflitti politici e interculturali, ci si è chiesti come lei riesca ad affrontarli ed inscenarli in produzioni che propongono la riconciliazione tra persone separate dalla politica e dalle appartenenze.

Il teatro di Yael Ronen è in effetti un teatro politico molto particolare: spesso è incredibilmente umoristico e fa ricorso a dialoghi, musiche e gag esilaranti, capaci però di avvicinare e coinvolgere un pubblico vasto verso la comprensione e la consapevolezza delle grandi questioni, urgenti e politicamente scandalose del nostro tempo, la cui presa, risulterebbe in fin dei conti minore se venissero rappresentate in forme angosciose o retoriche e perciò meno utili di un approccio sdrammatizzante e straordinariamente efficace.

Alessandro Sciarroni

Motivazione

(ITALIA) Approdato ad una forma molto personale di teatro danza, che ha destato l’attenzione di importanti festival in Europa e negli Stati Uniti, Alessandro Sciarroni inizia la sua carriera artistica a Parma, come attore in una compagnia di teatro di ricerca. Parallelamente studia arte contemporanea e conservazione dei beni culturali. Questi studi lo stimolano ad esprimersi come performer seguendo alcune tendenze dell’arte contemporanea, solo successivamente realizza dei lavori in gruppo nei quali la danza acquista un ruolo preminente.

Le sue messe in scena, di notevole impatto emotivo, sono centrate sul corpo dei performer-danzatori, ricorrono a scenografie scarne o assenti, usano la parola, la ripetizione e un ritmo ossessivo e trascendentale. Oggi l’attività di questo artista fuori dal coro che, caso raro nel mondo della danza, è sprovvisto di una formazione specifica, ha raggiunto una tale maturità e rigore che egli, pur dichiarando di non firmare mai le sue creazioni come coreografie, è richiesto, per la forza dei suoi lavori, da istituzioni ufficiali come il balletto di Roma e il balletto dell’Opera di Lione.

Kirill Serebrennikov

Motivazione

(RUSSIA) Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, regista teatrale e cinematografico, docente di teatro, inventore di soluzioni sceniche innovative, architetto di nuovi spazi teatrali, didatta e formatore, Kirill Serebrennikov è direttore artistico del Centro Gogol di Mosca, città dove è anche docente presso la Scuola di Arti Teatrali. Queste attività ad ampio spettro si possono spiegare in parte col fatto che egli non ha ricevuto alcuna formazione specifica né per il teatro né per il cinema; ha invece una laurea in fisica.

Spesso passa per un provocatore, ma ciò che egli mostra con il suo lavoro è essenzialmente frutto della sua mentalità aperta, delle sue visioni, dei suoi talenti multipli e di un pensiero divergente, da scienziato o da artista autentico, che sa intuire e comprendere la realtà per distillarne in chiave critica alcuni aspetti fondamentali e contribuire a trasformarla dando voce alle inquietudini del nostro tempo.

Theatre NO99

Motivazione

(ESTONIA) Candidato dal 2010. Dal 2005 il Theatre NO99 è un importante punto di riferimento per la scena estone e più in generale per la vita culturale ed artistica della citta di Tallinn. Alle produzioni di una compagnia fissa di dieci attori guidata da Tiit Ojasoo e Ene-Liis Semper, si alternano nella sua sede concerti di Jazz ed eventi musicali di livello internazionale. La struttura è dotata anche di un buon ristorante. Il Theatre NO99 non va considerato come un mero spazio ricreativo. Esattamente al contrario, è un centro di sperimentazione teatrale che vive di sfide continue alla ricerca del limite estremo dell’arte scenica; di un punto di rottura oltre il quale gli artisti e i tecnici impegnati nelle sue produzioni potrebbero abbandonare il campo, dopo lotte sfiancanti in seno al gruppo, pur di far valere le reciproche opinioni.

Il Theatre NO99 mostra perciò come il teatro possa rinascere solo mettendolo radicalmente in discussione, per poi tornare a vivere con un ardore che merita molta attenzione, soprattutto in alcuni paesi europei teatralmente più tiepidi.

PREMIO SPECIALE

Dimitris Papaioannou

Motivazione

(GRECIA) Nell’ambito del Premio Europa Realtà Teatrali, si impone quest’anno un Premio Speciale a Dimitris Papaioannou, performer regista, coreografo e artista visivo, candidato al Premio Realtà Teatrali dal 2007, che con le sue creazioni ha raggiunto, da allora, i più alti vertici del teatro internazionale. Dalla fine degli anni ’80 ad oggi, nel corso di una ricca carriera, Papaioannou ha saputo dare, in Grecia e nel resto del mondo, un ampio contributo al teatro contemporaneo, alle arti visive, alla danza e ad altre forme di performing arts.

Il suo è un teatro ‘totale’, di chiara maturità espressiva, che dà alla scena una perfetta capacità di significazione nella quale i corpi, gli oggetti, i costumi e l’intera macchina scenica si trasformano in segni visuali mutevoli, ed i segni mutevoli in eventi e gli eventi in narrazioni ed emozioni. Con queste capacità Dimitris Papaioannou può raccontare qualunque cosa – il mito, la storia, l’affettività, la condizione dell’uomo contemporaneo, la surmodernità – e renderla indimenticabile.

Ritorni

Book #1268

Programma XVI Edizione

Book #1290

Menu